ERNESTO MORALES. POSSIBLE PLACES

13 Ernesto Morales. Gli spazi del possibile È la stessa pennellata che definisce la base dell’opera Clouds XXI di due anni fa Negli ultimi tempi, infatti, la pittura di Ernesto Morales si è concentrata su tre grandi temi Uno è quello delle città, condotte sempre come una sorta di mappa mnemonica di un viaggio nel tempo; un altro è dedicato alle foreste, dove gli alberi scandiscono spazi che preludono a una luminosità vista come punto d’arrivo, quasi come premio; l’ultimo è appunto quello delle nuvole Isolate su un cielo fondo e impenetrabile, le nuvole di Morales si stagliano al centro del dipinto come icone, come ritratti di qualcosa che è prezioso proprio per la sua impalpabile inafferrabilità, e ci permettono – per un istante paradossalmente infinito – di immobilizzare l’impermanenza, di fermarci a guardare ciò che sempre fluttua e mai si arresta nella sua trasformazione E intanto anche loro, come gli Equinozi e come le città in bilico tra presente e tempo, si dispiegano nell’eterno dualismo dell’essere: definite in velature nettissime nella parte superiore dell’opera e libere, anarchiche, colanti nella parte inferiore Se la pittura di Ernesto Morales non fosse un flusso circolare di emozioni e di energie, se non ci fosse dentro la sua indagine, da sempre, un cammino spiraliforme condotto alla ricerca di un senso del sé e del vivere stesso, se il suo lavoro non fosse un costante gioco di rimandi e contrappunti tra una serie e l’altra, un tempo e l’altro, in continuo divenire, in costante evoluzione, se fosse – insomma – possibile inserire l’opera di questo artista sulla linea del tempo, la conclusione ideale di questo percorso espositivo potrebbe essere Bridges , opera di quest’anno La pittura, qui, prende il sopravvento dai lati, invadendo lo spazio come una marea montante, inondando di calde luminosità dorate quello che sembra essere il soggetto dell’opera Un ponte, sì Lo comprendiamo dal titolo e da quella quasi invisibile sequenza di archi che lo scandisce Un ponte che è ovunque e in qualsiasi tempo La nebbia sale lentamente dal lato sinistro del dipinto a invaderlo, quasi una cortina di fumo dietro la quale, ritroso, ha deciso di nascondersi Un ponte che potrebbe appartenere a qualsiasi luogo, come dicevamo, frutto di una reminiscenza, immagine onirica di un passato che forse abbiamo vissuto o che magari appartiene a un’altra vita Eppure, per una qualche magia scaturita dal pennello dell’artista, quella potrebbe essere proprio Ivrea, la città magica che contiene, come uno scrigno, un’altra città costruita grazie al sogno di un grande visionario Un’Ivrea persa in un passato che non riusciamo a collocare O magari una città del futuro, completamente diversa da quella che noi vediamo oggi, ma che di questa, calpestata dai nostri piedi, conserva respiro e radici

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